Linfodrenaggio


Il linfodrenaggio manuale è un metodo che, secondo i suoi sostenitori, ripristina o accelera la circolazione linfatica grazie a particolari manovre o massaggi applicati al corpo del paziente. Le manovre consistono in tocchi, movimenti circolari o a pompa che modificano la pressione nei tessuti e dovrebbero permettere una migliore circolazione della linfa.

E' relativamente recente il tentativo di trattare alcuni disturbi intervenendo meccanicamente sul sistema linfatico dato che la tecnica è nata, inizialmente, soprattutto con scopi estetici. Il linfedema del braccio colpisce il 60 per cento delle donne che hanno subito una mastectomia radicale con svuotamento del cavo ascellare. Tale percentuale sale se la zona viene trattata con radioterapia. Solo recentemente, infatti, la chirurgia oncologica ha individuato interventi che non richiedono lo svuotamento della stazione linfonodale per la determinazione del grado di invasività del carcinoma.

Il disturbo si manifesta con un rigonfiamento del braccio che può anche compromettere la motilità e generare dolore. Per trattare l'edema sono state sperimentate varie soluzioni . Quelle farmacologiche, a base di diuretici o addirittura di cumarinici, non sono state sufficientemente valutate o, addirittura, hanno dimostrato la loro inefficacia.

Uno dei pochi trial clinici che ha confrontato l'efficacia del linfodrenaggio, disegnato però con speciali apparecchiature elettriche, con il semplice bendaggio dell'arto edematoso è stato eseguito proprio in Italia. I risultati sono sconfortanti, dato che solo nel 25 per cento delle donne trattate migliora la sintomatologia e solo nel 17 per cento si ha una significativa diminuzione del diametro dell'arto. I due trattamenti, tra l'altro, si dimostrano ugualmente efficaci. Lo studio è stato però eseguito su un numero ristretto di pazienti. L'Associazione delle donne mastectomizzate continua a consigliare il linfodrenaggio, che sembra riscuotere, presso le malate, successi superiori alle statistiche qui riportate. Dato che in ogni caso non vi sono molte alternative per alleviare le sofferenze delle pazienti, vale la pena sapere qualcosa di più sulle diverse scuole che applicano questa tecnica e sui principi che le regolano.

Pur facendo parte, teoricamente, delle competenze della fisioterapia, si tratta infatti di pratiche non sufficientemente standardizzate, talvolta eseguite da estetiste o massaggiatrici. Il linfodrenaggio viene eseguito principalmente in base ai dettami di due scuole. La prima fu fondata agli inizi del secolo da una coppia di massoterapisti, Emile e Astrid Vodder. Essi notarono inizialmente che i pazienti con malattie da raffreddamento avevano i linfonodi del collo tumefatti. Secondo il loro libro, intervenendo direttamente sui linfonodi e stimolando la circolazione linfatica, si osservarono buoni risultati in diverse forme di affezioni del sistema linfatico. Nel 1967 fu fondata la società di linfodrenaggio manuale secondo Vodder, con lo scopo di ricercare le basi scientifiche delle sue teorie e formare i professionisti, successivamente integrata, nel 1976, nella Società tedesca di linfologia. I principi alla base della tecnica sono esposti in numerosi testi . Alcuni, con una traduzione in un italiano approssimativo e in un linguaggio che potrebbe essere definito folcloristico (in particolare il testo originale di Vodder), ne descrivono le basi.

I massaggi classici, affermano ambedue i terapisti, non hanno alcun effetto drenante. Secondo Vodder, se si massaggia con movimenti duri e rigidi si spingono i liquidi da un tessuto all'altro e non se ne promuove l'assorbimento attraverso le vie linfatiche. L'obiettivo del linfodrenaggio dovrebbe, invece, essere quello di aumentare la motilità dei vasi linfatici, e di promuovere il riassorbimento dei liquidi e delle proteine raccolte nello spazio interstiziale.

Lo spostamento della cute sarebbe sufficiente a provocare distensioni longitudinali e trasversali del vaso linfatico e quindi ad aumentarne la frequenza di pulsazione. Il trattamento dovrebbe iniziare sempre dai linfonodi centrali per procedere verso quelli periferici. La cura di un edema della mano, per esempio, comincia con massaggi a livello dei linfonodi del collo o del cavo ascellare. La pressione da esercitare dovrebbe variare a seconda del reperto palpatorio. In tal modo si ottiene un effetto pompa nel tessuto. Inoltre non dovrebbe formarsi alcun arrossamento sulla pelle e il linfodrenaggio non dovrebbe provocare dolore. Si ipotizza (ma per questo mancano sufficienti dimostrazioni sperimentali) che l'aumento della motilità del circolo capillare provochi un maggior riassorbimento delle proteine, oltre che dell'acqua. Fondamentale sarebbe il tipo di pressione esercitata: la minima possibile.  

Indicazioni: edemi linfostatici estesi, edemi di origine traumatica, edemi linfostatici post-operatori (esiti di mastectomia ), malattie del tratto digerente, malattie dermatologiche.
Controindicazioni: neoplasie , trombosi, tubercolosi infettiva, infezioni in fase acuta.

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